Letture: ... - Teatro a Verona - VR
dove: | Teatro Romano Via Regaste Redentore, 2 |
data: | da mercoledì 1 agosto 2012, alle 21:15 a sabato 4 agosto 2012, alle 00:00 |
intrattenimenti: | |
info sul luogo: | L'evento si svolge al coperto |
Qui trovi maggiori informazioni su questo evento |
Organizzazione: | Non definito |
Referente: | Non definito |
E-mail: | Contatta il referente |
Telefono: | 0458077201 |
64esima edizione dell’Estate Teatrale Veronese 2012
RE LEAR di W. Shakespeare, con Michele Placido
Da Mercoledi 01 a Sabato 04 Agosto 2012
Con la regia di Michele Placido e di Francesco Manetti e la produzione di Ercole Palmieri e della Goldenart Production.
«Lear – sottolineano i due registi – non è un testo, Lear è un mondo, è il Mondo, è la distruzione del Mondo, l’Apocalisse e la successiva, appena possibile, Rinascita. Al principio del XVII secolo diverse teorie tra cui quelle di Keplero, Galilei e Hobbes stavano prepotentemente rivoluzionando la maniera di vedere il mondo da parte dell’uomo. Improvvisamente la Terra non era più al centro dell’universo, diveniva una parte infinitesimale del creato. Shakespeare, tutto questo nuovo stato d’animo dell’uomo di fronte al Cosmo, pensiamo che lo abbia assorbito e ce l’abbia restituito con quell’immensa metafora della condizione umana che è Re Lear. All’inizio del dramma Lear rinuncia al suo ruolo, consegna il suo regno nelle mani delle figlie, si spoglia dell’essere Re, pilastro e centro del mondo, per tornare uomo tra gli uomini. Ma questa scelta viola le regole che organizzano l’universo. Così il Mondo va fuor di sesto, e quel che ne segue sono “azioni innaturali che generano tormenti innaturali”: figli contro padri, follia e tanta violenza. Nonostante nel Re Lear si possano individuare tanti temi, crediamo che quello principale sia l’amore. Lear è una tragedia dell’amore. In essa tutti i personaggi sono mossi dall’amore: misterioso, tenero, spietato quello che lega il Matto al suo Re, estremo e disposto a ogni sacrificio quello di Edgar per il padre, virile e diretto quello di Kent per il suo signore, libidinoso quello delle sorelle Reagan e Goneril per il giovane Edmund, redentore quello di Cordelia che morirà per il bene sia dei buoni che dei cattivi. In ultimo ciò che resta – concludono i registi – è un paesaggio di rovina e morte dalle cui macerie, faticosamente, riemerge Edgar. E proprio le sue parole ridaranno speranza nel genere umano: “bisogna dire ciò che sentiamo, non ciò che dobbiamo”».